Qui Africa:si continua a morire
Le guerre dimenticate
QUI AFRICA: SI CONTINUA A MORIRE
Camerun, Burundi, Burkina Faso,
Repubblica centrale africana, Repubblica democratica del Congo…
Onu:
22 persone, tra cui 14 bambini, massacrati in un villaggio del Camerun (18
febbraio 2020); Camerun: arrivano le elezioni ma nel paese dilaga la violenza
(11 febbraio 2020), Camerun: due morti in un attacco di Boko Haram nell’estremo
nord (4 febbraio 2020).
La crisi in Camerun è iniziata nel 2016, prima con
proteste pacifiche, poi esplodendo in un vero conflitto tra gruppi armati
governativi e ribelli. Si contano più di 450 mila persone sfollate fra cui 800 mila bambini, che non hanno la possibilità di andare a scuola.
Centinaia di villaggi sono stati bruciati, decine di migliaia di persone si
nascondono nella boscaglia senza aiuti umanitari e nuovi attacchi sono in atto
ogni giorno. L’ origine della crisi è una
divisione linguistica: la minoranza anglofona del nord ovest del Camerun aspira
a una maggiore autonomia, si sente emarginata; tutto è iniziato con proteste
scaturite dall’invio nella regione di insegnanti francofoni.
Burundi: scoperta fossa comune con i resti di 6000
vittime (17 febbraio 2010); Angherie contro i rifugiati burundesi in Tanzania
per scacciarli dai campi profughi (6 novembre 2019); Burundi: giornata nera per
la libertà di informazione (30/1/2020); Burundi: uomini armati assaltano bar a
Bujumbura, 3 morti (3 novembre 2019); In Burundi non si placano violenze e
repressioni (9 ottobre 2019)
Il Burundi è tra le nazioni più povere al mondo.
Negli anni novanta si è verificata una guerra civile fra le etnie Hutu e Tutsi
che ha causato trecentomila morti. Nel 2005 è diventato presidente Pierre
Nkurunziza, un ex leader ribelle, che però con il passare del tempo ha iniziato
a governare quasi come un dittatore. Per questo motivo nel 2015, quando si è
ripresentato alle elezioni per la terza volta, si sono verificate molte
proteste e anche un tentativo di colpo di stato. Da allora il governo ha
scatenato una repressione durissima, che ha causato centinaia di morti e di
profughi: 500 mila persone sono in fuga in cerca
di sicurezza nei Paesi limitrofi, come Tanzania, Ruanda, Uganda e Congo. A causa
della mancanza di attenzione da parte dei media e di finanziamenti inadeguati
da parte della comunità internazionale, i rifugiati non sono in grado di
coprire i loro bisogni. Vivono in campi
sovraffollati, non hanno abbastanza da mangiare e sono minacciati
dalle malattie trasmesse
dall’acqua, perché spesso non potabile.
Burkina Faso: attacco contro una chiesa: 24 morti (18 febbraio 2020);
Burkina Faso: almeno 20 persone uccise in un nuovo attacco terroristico (3
febbraio 2020); Burkina Faso: attentato contro un villaggio: 39 morti (29
gennaio 2020); Il Burkina Faso è in emergenza umanitaria (22 gennaio 2020).
Nel Global Humanitarian Overview,
un documento che fissa i bisogni umanitari per il 2020, il Burkina Faso fa
registrare una richiesta di fondi in crescita del 58%, una stima di 2,2 milioni
di persone bisognose di aiuti e di 500mila sfollati, cinque volte in più
dell’anno precedente. Sono molti i fattori che incidono sulla terribile
situazione del paese: da una parte ci sono le proteste sociali contro il
governo, ultime quelle contro l’aumento del prezzo del carburante, con i
ribelli ribattezzati “camicie rosse” sulla scia dei gilet gialli francesi. Un altro
grande problema è la presenza, soprattutto nel nord del paese, dei gruppi jihadisti,
che controllano alcune zone, con tanto di sanguinosi attentati. A complicare la
situazione c’è il conflitto nelle aree limitrofe del Mali
Repubblica centrafricana:
12 ribelli uccisi in uno scontro con le truppe Onu (19 febbraio 20120);
Centrafrica: la Croce Rossa riduce le attività per l’insicurezza nel paese (14
febbraio 2020); Repubblica centrafricana: scontri tra milizie, almeno 40 morti
(29 gennaio 2020); Repubblica centrafricana: scontri nella capitale, almeno 30
morti (28 dicembre 2019)
Nella repubblica centrafricana, che è uno dei paesi più poveri al mondo,
dal 2012 è in corso una violenta guerra civile. In lotta ci sono il governo
centrale (appoggiato dall’Europa e da diversi altri paesi africani) e i ribelli
Anti-balaka, miliziani cristiani che hanno fatto diversi massacri nei confronti
delle popolazioni musulmane. Al momento non si vede una via d’uscita. La guerra
ha provocato migliaia di morti e oltre un milione di persone tra rifugiati e
sfollati. La
situazione umanitaria è disastrosa: su 4 milioni di abitanti la metà necessita di assistenza
e di protezione umanitaria, e più di un milione di
persone hanno bisogno di aiuti immediati per poter sopravvivere
Presunto attacco islamista nella repubblica democratica del Congo (8
febbraio 2020); Miliziani, morbillo, Ebola, inondazioni, prigioni
sovraffollate: il Congo nel caos (3 febbraio 2020); Piogge torrenziali e frane
in Congo: 3000 persone senza casa; Repubblica democratica del Congo: nuova
escalation di attacchi nell’est del Paese (3 febbraio 2020)
Dall’
ex Congo belga ogni giorno arriva un bollettino di guerra: gruppi armati che
uccidono civili; carceri dove si muore di fame e di cattiva sanità; morti per
il virus ebola o per il morbillo. I gruppi terroristici seminano violenze e
morti ogni giorno: tra il 28 e il 29 gennaio scorsi nel nord Kivu sono state
uccise 14 persone a colpi di machete. Nel 2019 centinaia di migliaia di persone
sono state costrette a fuggire attraverso il lago Albert in Uganda, dopo che
sono riprese le violenze etniche nelle province nord-orientali del Nord Kivu e
dell’Ituri. Nel frattempo, circa un milione di persone sono state sfollate
all’interno delle due province. La lotta tra gruppi armati per il controllo del
territorio e delle risorse, la distruzione di case e scuole, gli attacchi
contro i civili, hanno creato una grave emergenza umanitaria. Le Nazioni Unite
hanno riportato un aumento del 70% della malnutrizione acuta.
L’elenco
dei paesi in guerra, delle migliaia di vittime e delle emergenze potrebbe
continuare nel tempo e nello spazio. In Africa su 57 nazioni 30 sono in guerra.
Le notizie sopra riportate però, nonostante la loro gravità, non riempiono le
pagine dei quotidiani, ma vanno cercate con attenzione su qualche sito
specialistico on line. Quando si parla di Africa ormai la gente pensa solo agli
immigrati, che ogni giorno arrivano sulle nostre coste in cerca di una vita
migliore, a quegli africani che sono sempre di troppo. Tra gli slogan più
famosi “Aiutiamoli a casa loro”.
Se ci
capita di assistere a qualche scena drammatica, magari guardando qualche
documentario, scene di violenza, di fame, di mancanza di libertà, di diritti e
di dignità, siamo capaci di commuoverci solo per quella manciata di minuti, poi
torniamo alla nostra vita, e in qualche caso anche a “odiare l’altro”.
Le
guerre in Africa sono “dimenticate” dai più. Perché questo silenzio? A mio
parere il motivo è la mancanza di un
forte interesse economico verso questi paesi ma soprattutto la nostra
indifferenza: le tragedie che continuano a ripetersi da anni o da
decenni, i drammi quotidiani di coloro che muoiono di fame e di guerra
disturbano troppo il nostro benessere e ad un certo punto non c’è più spazio in
noi neanche per l’indignazione.
ILARIA
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