Leopardi, l'infinito e noi
Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci l’animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forse proviene da una cagione semplicissima, e più materiale che spirituale. L’anima umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è tutt’uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch’è ingenita o congenita coll’esistenza, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti 1 né per durata né per estensione.
(G. Leopardi, Zibaldone, 165-172)
La poesia “L’infinito” è
stata scritta da Giacomo Leopardi più di duecento anni fa, nel 1819. Il poeta
descrive il colle solitario, nei pressi di Recanati, che era in grado di
suscitare in lui profonde emozioni. Il colle gli impediva la vista di ciò che
si trovava al di là di esso, “l’ultimo orizzonte”.
Ma “sedendo e mirando” la sua immaginazione
crea l’infinito. La vista ostacolata
suscita in lui un desiderio di riflettere senza limiti, e immagina luoghi
sconosciuti, “interminati spazi” dove c’è solo pace e tranquillità, e
“profondissima quiete”, che provocano nel suo cuore una sensazione mista di
stupore e timore. Nessuno ha descritto mai così bene questa
sensazione…indescrivibile, e questi versi immortali generano felicità… la
felicità di provare a vedere, immaginando, cosa c’è oltre quel colle e quella
siepe (Gino).
Questa
poesia ognuno può interpretarla in modo diverso. Molti pensano che Leopardi sia
felice mentre scrive questi versi altri invece pensano che sia triste. Io credo
che prevalga il desiderio di felicità, l’amore per la vita, per l’universo
reale e per quello immaginario e immaginabile. Mentre pensa, il poeta sente il
fruscio del vento tra le piante e lo mette a confronto con il silenzio
dell’infinito e in quel momento gli vengono in mente il tempo passato e il
tempo presente, e così il suo pensiero si perde in questi dolci ricordi. (Melissa)
Ognuno di noi ha sperimentato qualcosa
di simile alla sensazione descritta da Leopardi, ma nessuno di noi è capace di
scolpirla con quei versi meravigliosi ed immortali. Oggi che le immagini
tendono a sostituire e/o ad accompagnare le parole abbiamo provato ad affidare
ad Instagram il nostro
momento “infinito”.
https://www.instagram.com/la_magnifica3a/?hl=it
Ecco alcune nostre considerazioni:
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Ecco alcune nostre considerazioni:
Osservo gli alberi, il cielo, la terra…e quando il vento muove
le foglie i miei pensieri svaniscono (Letizia)
Quando mi siedo nel mio angolino inizio a pensare e a perdermi
nei miei pensieri infiniti (Pietro)
Contemplando questo angolino di paesaggio sento di poter dare
spazio ai miei pensieri liberamente, come se ci fosse qualcuno che mi ascolta!
(Aurora)
Guardo quel panorama e
mi perdo, pensando a tutto…poi il leggero rumore dell’acqua mi fa tornare alla
realtà (Roberta)
Il mio infinito è fatto di calma, di tranquillità, significa
far galoppare il pensiero mentre si fissa qualcosa o si ammira un paesaggio
(Alessia)
A volte il tempo dura solo per un secondo…il passato e il
presente si mischiano e si sommano (Francesca)
Mi piace tanto guardare il cielo la mattina: è infinito,
sembra che si apra, le nuvole se ne vanno e lo lasciano limpido, e il sole lo
illumina dall’alto(Emanuele)
Riesco a perdermi guardando il cielo che piano piano passa
dall’azzurro al blu scuro: a volte proprio questo cambiamento di colore blocca
i miei pensieri, e li rende meno veloci e meno fitti nella mia mente…(Roberta)
La vista del mare è per me come un invito a contemplare:
ricordi, sensazioni, errori, speranze, progetti…un vortice di pensieri senza
fine(Melissa)
E’ il mio terrazzo con vista sulla città il mio colle
dell’infinito: a volte mio nonno mi racconta le cose del passato mentre io
penso a fatti più recenti o a timori e speranze per ciò che succederà domani o
fra un anno; e così lì il futuro, il presente e il passato si mescolano e si
sovrappongono (Domenico)
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