Peppino Impastato monologo immaginario
Oggi pubblichiamo il monologo immaginario di Peppino Impastato scritto da Simone.
Prologo – Peppino Impastato, nato a Cinisi nel 1948,
abitava ad appena cento passi dalla casa del boss Tano Badalamenti, con cui
molti membri della sua famiglia erano in rapporti più che stretti. Suo zio era
il boss Cesare Manzella. Ma Peppino, crescendo, capisce che la mafia gli sta
stretta, e inizia ad impegnarsi in vari modi per contrastarla. Ciò lo porta
inevitabilmente ad entrare in contrato con la famiglia, specialmente con il
padre, ed è costretto ad andare via di casa.
A
volte penso e ripenso che i figli vogliono essere come il padre, io invece mi
sono sempre rifiutato di essere come lui e vivere come lui. Fin da ragazzo
avevo ben chiare le mie idee, il mio “no” verso quel sistema malato che
apparteneva a mio padre e non a me.
Sarebbe
stato più semplice seguire la scia della mia famiglia, sarei rimasto sotto la
protezione della mafia, sarei stato tranquillo. Ma non avevo dubbi. Ho rotto con mio padre, con la mia famiglia,
e sono andato avanti con le mie idee. Da qui inizia il mio cammino di un’attività
politica e di pensiero anti mafioso. Sono sceso in campo con la voglia di
combattere, di parlare, di denunciare e mai ho avuto paura di esporre le mie
idee. La mafia mi fa schifo. Mi piace prenderla in giro, stuzzicarla e
provocarla e lo faccio attraverso la mia radio, Radio Aut. Quante persone
incontro in paese e mi dicono di lasciar perdere, che non farò una buona fine
se continuo. Ma io non ho mai pensato di sottrarmi a quello che potrebbe essere
il mio destino. Io non mollo. Io non abbasso lo sguardo. La mia è una battaglia
giusta e la porterò avanti finché avrò respiro. Io ci metto la mia faccia, la mia voce e il
mio coraggio a costo anche di perdere la vita. La mafia è una montagna di
merda! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi, prima di non
accorgerci più di niente. La mafia uccide ma il silenzio pure. E allora penso
al mio paese, alla mia gente, alla parte buona e ancora sana della mia Sicilia
e mi viene voglia di urlare: svegliatevi, svegliate le vostre coscienze,
sappiate dire no. IO NON MOLLERO MAI.
Epilogo – Peppino venne ucciso il 9 maggio del 1978,
lo stesso giorno in cui veniva trovato il corpo dell’onorevole Aldo Moro,
rapito dalle Brigate Rosse. Per molto tempo, il suo omicidio venne fatto
passare per suicidio e le indagini depistate, e solo grazie alla forza della
mamma Felicia nel 2002 Badalamenti è stato riconosciuto colpevole
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