Nicola Gratteri monologo immaginario

Alla fine di un percorso dedicato alla legalità, ognuno di noi, tramite letture e ricerche personali ha approfondito un personaggio (uomini delle istituzioni o semplici cittadini) che hanno fatto qualcosa per fermare la mafia. Poi abbiamo scritto un monologo immaginario di questo personaggio. Ve ne proporremo alcuni. Oggi vi proponiamo quello del Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri scritto da Pietro.
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Gennaio 2020 - La lettura di alcuni articoli dei quotidiani negli ultimi giorni mette i brividi. “Armi da guerra per eliminare il procuratore…”; “Rafforzata la scorta…”; “Altre minacce di morte…”; “Allarme attentato…”; “Massima protezione…”, ecc.…. Mette i brividi ai calabresi e agli italiani onesti che hanno fiducia nel mio operato e che nutrono la speranza che le cose possano cambiare, a tutti quelli che in questi ultimi anni hanno collaborato alle mie indagini, a quanti mi hanno dato e mi danno ogni giorno sostegno per andare avanti.

 E a me? Mettono i brividi anche a me? Possibile che io non mostri segni di cedimento? Possibile che non abbia paura? Dove trovo la forza per rimanere imperturbabile, il coraggio disumano di camminare fianco a fianco con la morte?
Diciamo che ormai sono abituato, sono tanti anni che subisco minacce ed evito attentati. Le forze dell’ordine hanno tantissime intercettazioni in cui si capisce che vogliono farmi fuori.  Sono tanti anni che uomini alti due metri e muscolosi mi circondano pure quando vado in bagno, e dall’altro giorno sono ancora di più.  Quindi come faccio a non avere paura?
Ebbene sì, io ho paura, ho paura, e tanta…Ma l’ho scelta io questa vita…ora devo ragionare ogni giorno con la morte, devo addomesticare la paura, non devo perdere il controllo della situazione.
 Ricordo nel 1989, quando hanno sparato a casa della mia fidanzata e poi la notte l’hanno chiamata per dirle che avrebbe sposato un uomo morto…. Figuratevi la paura, anzi, il terrore che ho provato, ma allora ho fatto una scelta di campo. Io credo molto nel mio lavoro, sento tanta forza dentro di me, mi emoziono quando raggiungo un obiettivo, ho tanti progetti in testa, tanti piccoli e grandi obiettivi e soprattutto tanta speranza. Sì, io non saprei vivere diversamente, per me non sarebbe vita. Le minacce, la paura, i successi, le difficoltà, tutto ciò è diventato normale. Voglio continuare perché ho un grande sogno, liberare la mia terra da questo cancro.
Più ci penso e più mi rendo conto che le radici sono tutto: sono i miei genitori che mi hanno fatto capire l’importanza del sacrificio, dell’onestà e dell’amore verso il prossimo. Ricordo i sacrifici da loro fatti, e la loro generosità. Io ho imparato fin da piccolo a vivere tra la gente, a capire l’importanza del lavoro e del sacrificio. Ho sempre avuto in mente di fare qualcosa per la mia terra, ho sempre odiato i prepotenti. Ricordo, dopo la laurea, quanto ho studiato, da solo, chiuso per giorni in una stanza, senza neanche farmi la barba…Sì, ho studiato come un matto per fare il concorso in magistratura, ma senza dare nell’occhio, perché mia madre mi diceva sempre:” Non dimenticare mai chi sei e da dove vieni”. E quando si è trattato di scegliere la sede, non ho avuto dubbi: c’erano tanti posti vacanti, a Sanremo, a Genova, a Brescia, ma io ho scelto di restare in Calabria, e non me ne pento. Per questo non posso mollare.  Magari oggi, uscendo, avrei potuto non superare il cancello di casa mia. O magari succederà domani, chi lo sa.
 In questo periodo sono stato spesso nominato nei discorsi di campagna elettorale di Pippo Callipo, Jole Santelli e Francesco Aiello; intanto i loro candidati magari chiedevano pacchetti di voti ai boss. E così le cose non cambieranno mai.
Spesso mi capita di parlare ai giovani e dico sempre: voi siete il futuro; quando raggiungerete la maggiore età andate a votare. Se un politico compra mille voti e 2000 persone vanno a votare, il peso dei voti comprati sarà del 50%. Se 100.00 persone vanno a votare il peso sarà dell’1%. Non votate colui che vi promette il favore, votate chi pensate possa fare meglio ciò che andrà a fare. È vergognoso che i giovani debbano scappare da questa meravigliosa terra. Certo non posso avercela con loro che scappano, sono in cerca di futuro, ma ce l’ho con chi causa questa emigrazione.
Per combattere seriamente la ‘ndrangheta oggi servirebbe un esercito, e invece hanno diminuito le forze dell’ordine: 38.000 persone in meno fra carabinieri, poliziotti e finanzieri, con i quali avremmo potuto fare molto di più.
 Abbiamo fatto tanto, ma sembra che la gente non si renda ancora conto che la ndrangheta non indossa più i pantaloni sporchi e le scarpe pesanti del contadino, non si può più pensare ad essa come alla “mafia dei pastori”, perché oggi è penetrata dentro i vertici dello stato, fino al collo, e ormai dopo gli ultimi arresti dovrebbe essere chiaro. Eppure per alcuni io e i miei colleghi siamo quelli che vanno nelle scuole, in TV, e scrivono libri solo per prendere lo stipendio. Quello che facciamo serve per far aprire gli occhi, perché prima di sconfiggere la ‘ndrangheta che ci circonda dobbiamo vederla.
Dicono che la Calabria non è solo ‘ndrangheta e che la metto in cattiva luce, ma non capiscono che se ragioniamo così finiamo per non vederla ancora di più di quanto non succedesse prima. Vi siete mai chiesti perché un processo inizia dopo anni e il reato va in prescrizione? Perché la ‘ndrangheta è dappertutto, nello stato, nella magistratura, nel governo, nei comuni.
Io ho ancora tanta forza, ma chiedo a tutti di collaborare: alzare la testa, occupare gli spazi che liberiamo, creare associazioni, occuparsi del bene comune. Il futuro è di tutti. Non bisogna farsi manipolare dalla paura, bisogna impegnarsi nel sociale, smetterla di pensare solo all’ interesse personale o della famiglia. La Calabria non è ancora persa, al contrario è piena di intelligenza e risorse. Ma dobbiamo tutti collaborare, tutti.

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